martedì 13 agosto 2013

Un articolo di Emanuela Zanardini su "Che bello stare con te!"


“Che bello stare con te!”: nove racconti per nove donne 

ROMA – Le donne hanno mille volti, mille sfumature, e Anna Rita Scheri lo sa bene. Per questo ha cercato di trasformarlo in parola, su carta, nel suo terzo libro “Che bello stare con te!”. Come? Dando vita ad un saggio contenente nove racconti, “scritti in momenti ed in anni differenti fino a formare un coro di voci al femminile che aveva bisogno di farsi udire”, come mi confida lei stessa.
Essere donna, provare sentimenti, emozioni, esperienze di vita tipiche del genere: qui c’è concentrata tutta l’essenza dell’animo umano in rosa, e non è un’esagerazione.
Nessun elemento autobiografico nei racconti? “Non proprio – dice Anna Rita – . Ognuna delle protagoniste è parte di me, dei miei amori, dei miei sogni, delle mie sofferenze, della mia rabbia e tanto altro… Sono donne che hanno vissuto le loro emozioni attraverso le mie esperienze, belle o brutte che siano e dunque reali dentro le loro storie. Sono donne che hanno amato, sofferto, cercato di cambiare il loro modo di essere o almeno ci hanno provato ed io le amo tutte profondamente e non saprei sceglierne una che mi abbia travolto più di un’altra. Loro sono me ed io sono loro, non potrebbe essere diversamente”.
L’autrice è giunta al compimento di questo romanzo dopo essersi cimentata nella redazione di “Come in un volo… dentro un sogno” e “Protagonista di vita”. Nella vita, quando non scrive, dipinge: dal 2000 espone le sue opere – visibili parzialmente anche all’interno dei suoi libri – in mostre personali e collettive.
http://www.ladyo.it/calliope/che-bello-stare-con-te-nove-racconti-per-nove-donne/26599

mercoledì 17 luglio 2013

Voce del verbo Giudicare

Io giudico. Tu giudichi. Egli giudica. Noi giudichiamo. Voi giudicate. Essi giudicano.
E si costruisce così un mondo con le fondamenta che pescano nel marcio del giudizio! Con le radici che pescano nel marcio dell’accusa, del metro con cui le persone valutano altre persone a loro simili ma rese diverse dal giudizio!
Eppure qualcuno, molti secoli fa pronunciò la fatidica frase: chi è senza peccato scagli la prima pietra! Ma da allora, anche se quella volta le pietre vennero abbandonate a terra… quante altre ne sono state scagliate senza ragione, senza un briciolo di comprensione per ciò che si vedeva, ascoltava… subiva? 
Sicuramente troppe.
E tra quelle pietre scagliate, quante hanno realmente colpito con cognizione di causa? Con imparzialità? Se mai poi si possa parlare di cognizione di causa o d’imparzialità nello scagliare una pietra che ferisce oppure… uccide! Ma per ‘non sbagliare’, nell’incapace possibilità di fare un conto giusto ed equo, le pietre continuano ad essere scagliate contro quei bersagli che, caso strano, sembrano somigliarsi quasi fossero tutte gocce d’acqua dello stesso mare.
Io giudico, tu giudichi, egli giudica.
Ovunque il giudizio passa si crea il deserto della solitudine, dell’amore ferito, della violenza gratuita… del ‘non puoi permetterti d’essere così come ti pare’ , del ‘guai a te se esci dalle regole del moralismo della clan o della casta’, del ‘non puoi disallinearti dal canale' ormai scavato dalle file interminabili che hanno percorso da secoli le stesse strade, le stesse vie con  lo stesso fango che le ha sporcate e che neppure ormai si nota più. Perché al marcio si si adegua, ci si abitua, ci si confonde.
Noi giudichiamo. Voi giudicate. Essi giudicano.
E siamo prede oltre che carnefici. Il turno cambia e le regole possono saltare e chi la pietra l’aveva in mano e l’ha scagliata… ora è immolato sull’altare del giudizio e lapidato… e troppo tardi si accorge d’aver sbagliato. Sbagliato a scagliare quella pietra che rubata alla Terra, che di tutti è Madre,  è stata usata per spezzare l’armonia, e lapidare quell'amore e quella comprensione che ci nutriva.
Siamo dunque schiavi del giudizio… incapaci di rischiare per essere liberi di aprire il cuore e lasciarci andare … ovunque la comprensione e l'amore potrebbero decidere di portarci.
a r scheri



lunedì 10 giugno 2013

Da uno scarabocchio ...

2011 la data impressa su l’ultimo quadro… e poi tentativi inutili di mettere qualcosa sulla tela… Segni che non riuscivo a fare miei, colori che non entravano dentro l’anima… tele imbrattate e poi distrutte… lasciate bianche. Mi ero arresa, dovevo farmene una ragione: la mia creatività era finita, inutile andarla a cercare dentro quei meandri del cervello che si erano ormai chiusi o dentro il cuore ridotto a brandelli. Giugno 2010/inizio 2013. Due anni e mezzo terribili, che invece di alleviare e riscattare quelli precedenti hanno minato ancor più la mia esistenza.
Abbandoni senza spiegazioni – anche se con ragione compresi – che fanno male di chi è carne della tua carne e poi quelle ferite che continuavano ad essere inferte senza un motivo reale, ma solo per rabbia nella convinzione di farmi pagare il mio peccato… Ma quale peccato? Quello di un amore ferito, calpestato, dilaniato nel quale mi ero intrappolata e dal quale volevo uscire? Derubata anche di ciò che era mio, della mia idea più brillante e calunniata. Dolori a volte insopportabili che corrodono le viscere, lo stomaco e che sono solo dolori della malattia dell’anima.
E poi la malattia, quella vera, quella di mia madre, un Alzheimer che non perdona e corrode non solo chi ne è affetto, ma anche le persone accanto al malato che non vogliono credere, accettare… subire, e si ribellano ad una realtà troppo crudele ed i ruoli saltano… Diventi madre, tu che figlia non sei mai stata. Diventi l’ombra di te stessa e non sai più chi sei, quale sia la tua identità mescolata ormai a qualcos’altro che non ti appartiene ma con il quale devi fare i conti … tutti i giorni! Tutti i santi giorni e non c’è riposo neppure se ti allontani per cercare di mitigare e di riprendere il respiro.
La solitudine… la testa infilata sotto le coperte, le lacrime, i singhiozzi… 
La solitudine e quelle tele bianche a schernirti, lì sul cavalletto… a deriderti nella sfida che non sai e non vuoi più accettare, riconoscere… affrontare. Un vuoto dentro incolmabile… un amore di cui hai bisogno e che riprovi a far rientrare, ma che continua a ferirti perché troppo egocentrico, troppo egoista e impossibile da vivere.
E poi le liti, discussioni alimentate da un carattere troppo passionale e ribelle che vuole fare i conti con chi ormai comprendi essere troppo lontano da te… diverso dal tuo essere diverso…
E cerchi te stessa continuamente ovunque… nei confronti, negli studi, nelle letture e cerchi di capire di sapere, nell’accorgerti poi di essere sempre troppo ignorante pur nell’andare avanti dentro la conoscenza. E il pozzo diventa senza fine... come la solitudine.
Misure cm 72x72 - tecnica mista su cartone - 2013
E poi, inaspettato… quel giorno arriva dentro una piccola galleria a guardare meraviglie. E scopri che non è l’arte, la creatività che ti hanno abbandonato ma sei tu ad aver abbandonato loro. E non c’è altro modo, se vuoi ricominciare, che riagganciare l’umiltà e riprendere tutto dall’inizio. E dall’inizio ho ricominciato davanti a dei fogli bianchi ascoltando chi mi diceva: “Chiudi gli occhi e disegna, fai uno scarabocchio e poi tanti altri. Da quelli scegline uno e prova a farne qualcosa mettendoci il colore”. E sono nati così quei giovedì pomeriggio a prendere di nuovo  lezioni di pittura… e mentre lo scarabocchio prendeva forma e cambiava od ogni pennellata, lo scarabocchio di me stessa lo seguiva passo passo riprendendo forma.
Oggi quello scarabocchio è diventato un quadro, la tela che ha accolto i colori e la mia creatività è pronta di nuovo a svelare se stessa… ridandomi vita.
(Il mio grazie a Kristien De Neve, un’eccezionale artista e valida insegnante)
Anna Rita Scheri




giovedì 11 aprile 2013

Diciamo basta alla violenza verbale ... :-)


Lo so, vi starete chiedendo, ma… quale violenza verbale?
Già! Quale? È che siamo ormai talmente abituati a convivere con osservazioni scortesi, propositi aggressivi, incitazioni bellicose che la violenza verbale è diventata un dato di fatto, un facente parte della nostra quotidianità senza che ce ne accorgiamo o tentiamo di prenderne atto cercando di difenderci da essa. Perché la violenza verbale, a volte è decisamente molto insidiosa. Perché quella che si esprime a parole è una forma di violenza molto sottile e pericolosa, è un modo di confronto distorto e distruttivo che va oltre le parti... oltre la logica del discorrere… dello scambiarsi opinioni e  del cercare di comprendersi. 
C’è chi pensa che la violenza verbale denoti una sorta di ignoranza, una mancanza di idee o modo per nascondere lacune culturali. Sì, potrebbe essere ma, io credo sia ormai un modo di pensare obsoleto in quanto oggi basta accendere un televisore, ascoltare i politici, i datori di lavoro, i colleghi referenziati, laureati, per scoprire che la violenza verbale non ha più confini culturali, societari, strutturali. Esiste e dilaga nelle bocche più impensabili e al di sopra di ogni sospetto, bocche che purtroppo scusiamo in quanto questo tipo di violenza è divenuta rappresentativa della nostra società. Il politico che sbraita contro il sistema sbagliato, contro un avversario che non si ritiene idoneo al posto che occupa, contro colui che si crede essere l’acerrimo nemico, viene scusato, anzi, elogiato. E ci si adegua al suo linguaggio e se ne viene rapiti… perché questo tipo di verbalismo arriva diritto dentro la nostra rabbia alimentandola, sfruttandola; rabbia dovuta all'impotenza, alla solitudine e disperazione e lui, quello che sta là su in alto con le sue ridondanze violente, se ne impossessa… la confonde… la distorce facendola sembrare buona e giusta e mettendola al suo servizio… E nessuno si accorge di ciò che in realtà sta succedendo, nessuno si accorge della manipolazione messa in atto.
Giornalmente accusiamo colpi della violenza verbale che provengono da un datore di lavoro o da un superiore per paura di perdere il lavoro, la posizione, un privilegio e non ci rendiamo conto che ciò che abbiamo perso o stiamo perdendo è invece la nostra dignità. Siamo talmente stressati e compressi nei nostri bisogni che usiamo quotidianamente la violenza verbale anche contro i nostri figli, i nostri partners, i nostri cari o contro quel poveraccio che ci ha pestato un piede in metropolitana o ha detto mezza parola storta mentre facevamo la fila per pagare un bollettino di conto corrente. Ce la prendiamo con gli altri e scusiamo noi stessi, perché la nostra mente è veramente tanto brava a trovare scusanti per i nostri comportamenti! Ma non è brava a comprendere che c’è chi attraverso la violenza verbale ben strutturata e convogliata ci sta rendendo schiavi e marionette. Schiavi di un potere difficile da riconoscere come tale e che agisce sulla nostra stessa rabbia alimentandola offuscando la potenza vera di un dialogo aperto e costruttivo fatto con cuore e mente aperta.
Cerchiamo quindi di essere coscienti di ciò che sta accadendo, non lasciamoci trascinare dalle parole acerrime, e invece di allinearci alla violenza verbale di coloro che l’hanno ormai adottata come stile di vita e di acquisizione di potere, proviamo a opporci a loro con un sorriso e parole leggere.
Anna Rita Scheri

venerdì 22 marzo 2013

Che bello stare con te!

Dove finisce la verità e dove comincia la fantasia? Dove finisce la fantasia e dove comincia la realtà? Un libro è così... tutto può essere e nulla è mai accaduto... Ogni cosa è nella mente e nel cuore di chi legge!
 (anna rita scheri)






Ibs.it http://www.ibs.it/code/9788898301003/scheri-anna-r/che-bello-stare-con.html

venerdì 8 marzo 2013

Siamo Donne



Siamo Donne. Siamo donne ogni giorno della nostra vita, dal momento in cui emettiamo il primo vagito fino al momento in cui i nostri occhi si chiudono per sempre. Siamo donne dentro  ogni attimo in cui respiriamo, dentro ogni sorriso che ci fa sentire bene o dentro una lacrima che scivola lungo una ruga. Siamo donne quando crediamo che l’amore ci prenderà per mano per condurci lungo sentieri della felicità descritta nelle fiabe, ma siamo donne anche quando l’amore ci delude, ci tradisce e ci abbandona dentro il mare sconosciuto della solitudine.
Siamo donne quando dentro il nostro ventre cresce la vita e quando la carne della nostra carne, per vivere la propria di vita, si allontana. Siamo donne quando accogliamo quella mano che ci ha accarezzato per sostenere, comprendere, sorreggere, assistere, ma anche quando quella mano ci denigra, colpisce, abbandona, ferisce, uccide ….
Siamo donne quando, guardando negli occhi un’altra donna, invece di un’amica troviamo una nemica, una pronta a spingerci nel baratro solo per prendersi ciò che noi abbiamo e che lei, forse, pensa che le manchi. Siamo donne quando, guardando negli occhi un’altra donna, scorgiamo il nostro stesso mancamento, la nostra stessa disperazione e il vuoto che ci circonda e lo riempiamo con un abbraccio donato con amore per chi uguale a noi sa comprendere.
Siamo donne perché siamo la bellezza della Terra e ne sappiamo cogliere il senso, la fertilità e l’abbondanza.
Siamo donne perché in noi è l’Universo e dentro l’Universo la Madre ho un posto di primo piano nell’ordine delle cose.
Siamo donne e per questo dobbiamo imparare a farci rispettare e soprattutto a rispettarci, a farci amare ma soprattutto ad amarci … semplicemente perché siamo Donne!

mercoledì 13 febbraio 2013

Ci sono cose che ...


Ci sono cose che non avresti mai voluto fare o voluto dire, ma sono state fatte e sono state dette.

Passa del tempo e ti ci riscontri, in modo diverso, distaccato, obiettivo e riesamini ciò che è stato...
Vorresti tornare indietro, per rifare, ridire tutto con più distacco, con più serenità e obiettività … perché, allora, fosti sopraffatta dalle emozioni, più o meno violente, più o meno reali. E ti accorgi che chi avrebbe dovuto ‘perdere’ in realtà ha vinto, ha vinto sulla tua prostrazione, sul tuo dolore… sulle tue esternazioni piene di sangue e lacrime che non l’hanno turbata affatto… Ha vinto perché ha lasciato indietro le emozioni usando mente e crudeltà e ha saputo toccarti dentro le ferite e farti male. Ha saputo bere dalla coppa delle tue lacrime amare, risputandotele addosso e ti ha fottuto quando … dal maggior dolore causato, hai risposto fuori di senno, avvolta dalla rabbia, uccidendo maggiormente te stessa, mentre il ‘nemico’ esultava per l’ennesima volta dopo averti inflitto l’ennesima sconfitta. E ricordi d’esser rimasta sola a leccarti le ferite, a cercare comprensione da chi te l’ha negata, rimasta nascosta per non offrire ancora quel fianco che fa male, che getta sangue e che non sai far rimarginare …E mentre resti lì rintanata per una vergogna che non t’appartiene ma che senti dentro e che ti brucia… percepisci gli scherni e le risate di chi senza misura t’ha calpestato e che ti accusa. 

E ri-pensi a ciò che è stato... ma è parte del passato che puoi solo dimenticare perdonando te stessa e chi s'è divertito a giocare con l'amore, i sentimenti, la rabbia che hai provato ...

domenica 10 febbraio 2013

I miei racconti

 
Nove donne per nove racconti. L’autrice si cimenta ancora nel racconto del gioco amoroso, parlando con toni intimi dell’essere donna, dei sentimenti e delle emozioni. Emozioni che si rincorrono e sembrano, a volte, cozzare tra di loro nel seguire il corso degli avvenimenti fino ad arrivare a conclusioni mai scontate. Anna Rita Scheri parla delle sue donne scivolando sulle parole a carezzare le loro debolezze, a scoprire i desideri, sostenendole dentro quella ricerca di libertà e di autodeterminazione così radicata in ognuna di loro. Ogni donna potrà rispecchiarsi nelle loro storie, potrà vedere se stessa e riscoprirsi, potrà entrare dentro i loro sogni o fuggirne, accettarle o combatterle… non potrà fare a meno di seguirle, comprenderle… amarle, amando se stessa.

Potete acquistarlo su:

.http://www.bookservices.org/?page_id=403

lunedì 14 gennaio 2013

Parole

Parole, parole che sono incomprensioni, difetti del pensiero. Parole che spiegano, raccontano, parlano… Parole, che non vengono comprese, alterate, rivoltate come lenzuola di cui si cerca il rovescio del ricamo per  poterlo avere diritto nella reversina. Parole come fuochi che ardono di passione o come ghiaccio che congelano il tepore, il calore, il sentimento che le parole alimentano o distruggono. Parole che spiegano senza dare alcun significato al discorso ben armato, oppure basta una parola per spiegare ciò che si ha nel cuore. Parole. Parole inutili, senza senso lanciate come palle su birilli che cadono colpiti, parole come mattoni che erigono cattedrali che smarriscono le loro guglie al di là del cielo, oltre le nuvole e si perdono come le parole del mistero. Parole che non possono essere pronunciate. Parole urlate, arrabbiate…  parole acchiappate e rigettate. Parole che non senti, parole che non dici, parole non puoi negare eppure neghi. Parole. Parole infilate nel refe della collana come perle per ornare e sgranate come grani del rosario sul pulpito di una chiesa, o lanciate come proiettili da un’arma e che feriscono, uccidono... plagiano. Parole. Parole suonate come tasti di pianoforte o corde di chitarra che seguono le note del pentagramma nell’armonia della vita e si rincorrono, si raddoppiano, si scindono… muoiono e risorgono. Parole che sanno di vomito, di sale, di rose appena colte e che ti assalgono senza via di scampo. Parole buone. Parole cattive. Parole buone che sanno di perfidie. Parole cattive composte per rapire. Parole, nodi del pensiero… che non si riescono a districare… e a capire.
Anna Rita Scheri

sabato 5 gennaio 2013

Cara Befana,

non ho più l’età per scriverti letterine, ma quella piccola bambina che credeva nella magia, nel possibile dell’impossibile, nei cuori aperti e nell’amore è rimasta nel mio cuore e mi permette, quindi, di  credere in te ancora. Perciò prestami attenzione perché non sono piccoli regali quelli che vorrei chiederti per questa notte del 5/6 gennaio dedicata ai desideri e all’avventura. Regali non per me…  ma per tutti coloro che il mio amore ricopre e mi sono cari. Porta loro una grande sacco pieno della gioia di un sorriso per rischiarare ogni risveglio del mattino.  E poi una calza piena di emozioni positive che possano contagiare chiunque ne abbia bisogno e voglia. E, passando con la tua scopa, un po’ di quella polvere di sogno lascia cadere su di loro per colorare notti buie e solitarie, allontanando illusioni o incubi peggiori. Ma soprattutto, e so che forse è troppo, dona loro la consapevolezza di ciò che sono e fanno e un pizzico d’armonia tra pensieri e cuore per non far danno. E un piccolo regalo vorrei anche per me chiederti ancora… regalami la forza di credere in me stessa e nella mia unicità, senza mai farmi vacillare e dubitare di ciò che sono e voglio, e poi per quella cosa che tu sai che mi è dentro il cuore, fai sì che si avveri e porti solo felicità e amore …
Ciao Befana, grazie e buona notte!
Anna Rita

venerdì 4 gennaio 2013

Ci sono cose

Ci sono cose in fondo al cuore
che non possono (vogliono)
essere svelate.
Restano lì nel silenzio
e si cerca di dimenticare.
Dimenticare nel giorno che corre,
nei pensieri che vagano,
nelle parole che si perdono.
Restano lì per essere abbandonate, 
ma nella notte dei sogni ritornano.
E non ti resta che dimenticare
anche il sogno... se ne sei capace.
(anna rita scheri)