Parole, parole che sono
incomprensioni, difetti del pensiero. Parole che spiegano, raccontano, parlano…
Parole, che non vengono comprese, alterate, rivoltate come lenzuola di cui si
cerca il rovescio del ricamo per poterlo
avere diritto nella reversina. Parole come fuochi che ardono di passione o come
ghiaccio che congelano il tepore, il calore, il sentimento che le parole
alimentano o distruggono. Parole che spiegano senza dare alcun significato al
discorso ben armato, oppure basta una parola per spiegare ciò che si ha nel
cuore. Parole. Parole inutili, senza senso lanciate come palle su birilli che
cadono colpiti, parole come mattoni che erigono cattedrali che smarriscono le
loro guglie al di là del cielo, oltre le nuvole e si perdono come le parole del
mistero. Parole che non possono essere pronunciate. Parole urlate, arrabbiate… parole acchiappate e rigettate. Parole che non
senti, parole che non dici, parole non puoi negare eppure neghi. Parole. Parole
infilate nel refe della collana come perle per ornare e sgranate come grani del
rosario sul pulpito di una chiesa, o lanciate come proiettili da un’arma e che
feriscono, uccidono... plagiano. Parole. Parole suonate come tasti di
pianoforte o corde di chitarra che seguono le note del pentagramma nell’armonia
della vita e si rincorrono, si raddoppiano, si scindono… muoiono e risorgono. Parole
che sanno di vomito, di sale, di rose appena colte e che ti assalgono senza via
di scampo. Parole buone. Parole cattive. Parole buone che sanno di perfidie.
Parole cattive composte per rapire. Parole, nodi del pensiero… che non si
riescono a districare… e a capire.
Anna Rita Scheri
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