lunedì 10 giugno 2013

Da uno scarabocchio ...

2011 la data impressa su l’ultimo quadro… e poi tentativi inutili di mettere qualcosa sulla tela… Segni che non riuscivo a fare miei, colori che non entravano dentro l’anima… tele imbrattate e poi distrutte… lasciate bianche. Mi ero arresa, dovevo farmene una ragione: la mia creatività era finita, inutile andarla a cercare dentro quei meandri del cervello che si erano ormai chiusi o dentro il cuore ridotto a brandelli. Giugno 2010/inizio 2013. Due anni e mezzo terribili, che invece di alleviare e riscattare quelli precedenti hanno minato ancor più la mia esistenza.
Abbandoni senza spiegazioni – anche se con ragione compresi – che fanno male di chi è carne della tua carne e poi quelle ferite che continuavano ad essere inferte senza un motivo reale, ma solo per rabbia nella convinzione di farmi pagare il mio peccato… Ma quale peccato? Quello di un amore ferito, calpestato, dilaniato nel quale mi ero intrappolata e dal quale volevo uscire? Derubata anche di ciò che era mio, della mia idea più brillante e calunniata. Dolori a volte insopportabili che corrodono le viscere, lo stomaco e che sono solo dolori della malattia dell’anima.
E poi la malattia, quella vera, quella di mia madre, un Alzheimer che non perdona e corrode non solo chi ne è affetto, ma anche le persone accanto al malato che non vogliono credere, accettare… subire, e si ribellano ad una realtà troppo crudele ed i ruoli saltano… Diventi madre, tu che figlia non sei mai stata. Diventi l’ombra di te stessa e non sai più chi sei, quale sia la tua identità mescolata ormai a qualcos’altro che non ti appartiene ma con il quale devi fare i conti … tutti i giorni! Tutti i santi giorni e non c’è riposo neppure se ti allontani per cercare di mitigare e di riprendere il respiro.
La solitudine… la testa infilata sotto le coperte, le lacrime, i singhiozzi… 
La solitudine e quelle tele bianche a schernirti, lì sul cavalletto… a deriderti nella sfida che non sai e non vuoi più accettare, riconoscere… affrontare. Un vuoto dentro incolmabile… un amore di cui hai bisogno e che riprovi a far rientrare, ma che continua a ferirti perché troppo egocentrico, troppo egoista e impossibile da vivere.
E poi le liti, discussioni alimentate da un carattere troppo passionale e ribelle che vuole fare i conti con chi ormai comprendi essere troppo lontano da te… diverso dal tuo essere diverso…
E cerchi te stessa continuamente ovunque… nei confronti, negli studi, nelle letture e cerchi di capire di sapere, nell’accorgerti poi di essere sempre troppo ignorante pur nell’andare avanti dentro la conoscenza. E il pozzo diventa senza fine... come la solitudine.
Misure cm 72x72 - tecnica mista su cartone - 2013
E poi, inaspettato… quel giorno arriva dentro una piccola galleria a guardare meraviglie. E scopri che non è l’arte, la creatività che ti hanno abbandonato ma sei tu ad aver abbandonato loro. E non c’è altro modo, se vuoi ricominciare, che riagganciare l’umiltà e riprendere tutto dall’inizio. E dall’inizio ho ricominciato davanti a dei fogli bianchi ascoltando chi mi diceva: “Chiudi gli occhi e disegna, fai uno scarabocchio e poi tanti altri. Da quelli scegline uno e prova a farne qualcosa mettendoci il colore”. E sono nati così quei giovedì pomeriggio a prendere di nuovo  lezioni di pittura… e mentre lo scarabocchio prendeva forma e cambiava od ogni pennellata, lo scarabocchio di me stessa lo seguiva passo passo riprendendo forma.
Oggi quello scarabocchio è diventato un quadro, la tela che ha accolto i colori e la mia creatività è pronta di nuovo a svelare se stessa… ridandomi vita.
(Il mio grazie a Kristien De Neve, un’eccezionale artista e valida insegnante)
Anna Rita Scheri