domenica 17 maggio 2015

LIBERA SCELTA E RESPONSABILITÀ, l'eterna condanna

L'uomo è condannalo ad essere libero" - proclama Jean-Paul Sartre in una formula apparentemente paradossale. Egli sottolinea così l'idea che la libertà dell'uomo è infinita e che, quindi, rende, l'uomo interamente responsabile delle sue scelte - "Tutto ciò che mi accade è mio: si deve intendere con questo, innanzitutto, che io sono sempre all'altezza di ciò che mi accade, in quanto uomo,  perché ciò che accade a un uomo, da parte di altri uomini e da parte di se stesso, non potrebbe essere che umano.”
Dato che soltanto gli esseri umani dispongono di questa incondizionata libertà di scegliere, che li accompagna nel corso della loro esistenza stabilendone i fini, questo costituisce per Sartre: “il motore della tragedia della responsabilità”; in quanto ogni scelta individuale  riguarda tuto il resto delle persone che sono a lui attorno, se non l’intera umanità. Per questo ne L’existentialisme est umanisme, Sartre descrive la responsabilità come una terribile condanna che grava sulla condizione umana e ne mina la possibilità d’azione, sia sua che di altri.
Ora, senza scomodare ulteriormente Sartre, appurato che ogni essere umano ha possibilità di scelta, anche se a volte sono scelte indotte da un retaggio moralistico-educativo che non lascia spazio al vero libero arbitrio, l’essere umano ne ha comunque consapevolezza. Tanto più se si tratta di scelte che coinvolgono un rovesciamento di schemi e situazioni e che richiedono una certa dose di coraggio e di responsabilità sia nei confronti di se stesso che di altri.
Purtroppo però l’assunzione di responsabilità resta ostica ai più, provocando così uno scarico della stessa dal soggetto della scelta all’oggetto - uno o tanti -  che in questa stessa scelta viene coinvolto anche suo malgrado e senza suo consenso diretto.
Per fare un esempio molto semplice: un uomo che decida di uccidersi con il fumo e vive in una stanza con altri, deve prendere coscienza che questa sua decisione-scelta porterà disagio, se non alla stessa morte, anche le altre persone che dividono con lui quello spazio. E qui la presa o non presa di responsabilità gioca un ruolo decisivo.
Egoisticamente l’uomo potrà fregarsene e fumare a suo piacimento, anche tentando di nascondere o adducendo false teorie che comunque quel fumo non creerà danni a nessuno o proclamando che la sua è solo indiscussa libertà, mettendo in atto forti tentativi di manipolazione e innesco di sensi di colpa in chi potrebbe sentirsi responsabile di limitare quella stessa libertà, oppure, invece, potrebbe assumersi la responsabilità della sua scelta mettendo al corrente gli altri, lasciandoli liberi di restare o cambiare stanza o lasciando lui stesso quello spazio per trovare un contesto più consono e giusto presso altri fumatori.
Il gioco perverso delle parti più forti e dominanti fa in modo però che prevalgano gli egoismi e che ci siano più vittime di quello che si immagina, perché colui che detta le regole, con la sua scelta, pretenderà che gli altri entrino nel gioco lasciando a lui sempre la vittoria, mettendo in atto tragiche manipolazioni! Ora la domanda che scaturisce da tutto questo potrebbe essere: quanta consapevolezza c’è nell’uomo che dentro la propria scelta coinvolge/ferisce altre persone?  
E qui il problema perenne e sempre più incalzante della conoscenza di se stesso - Nosce te ipsum -acquista a sua volta una valenza sempre maggiore e primaria… perché anche in questo: la tragica ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ diventa una giusta condanna.
Anna Rita Scheri


1 commento:

  1. In buona parte vero, ma leggendo l'articolo mi viene da chiedermi: perchè quelle persone si sono trovate in quella stanza dove c'era fumo ed hanno decisodi restare, fino a farsi danneggiare la propria salute? Non credi che anche in questo ci sia una libera scelta in senso autolesionistico?

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