“L'uomo è condannalo ad essere libero"
- proclama
Jean-Paul Sartre in una formula apparentemente paradossale. Egli sottolinea
così l'idea che la libertà dell'uomo è infinita e che, quindi, rende, l'uomo
interamente responsabile delle sue scelte - "Tutto ciò che mi accade è mio: si
deve intendere con questo, innanzitutto, che io sono sempre all'altezza di ciò
che mi accade, in quanto uomo, perché
ciò che accade a un uomo, da parte di altri uomini e da parte di se stesso, non
potrebbe essere che umano.”
Dato che soltanto gli
esseri umani dispongono di questa incondizionata libertà di scegliere, che li accompagna
nel corso della loro esistenza stabilendone i fini, questo costituisce per
Sartre: “il motore della tragedia della
responsabilità”; in quanto ogni scelta individuale riguarda tuto il resto delle persone che sono
a lui attorno, se non l’intera umanità. Per questo ne L’existentialisme est umanisme, Sartre descrive la responsabilità come una
terribile condanna che grava sulla condizione umana e ne mina la possibilità
d’azione, sia sua che di altri.
Ora, senza scomodare
ulteriormente Sartre, appurato che ogni essere umano ha possibilità di scelta, anche
se a volte sono scelte indotte da un retaggio moralistico-educativo che non
lascia spazio al vero libero arbitrio, l’essere umano ne ha comunque consapevolezza.
Tanto più se si tratta di scelte che coinvolgono un rovesciamento di schemi e
situazioni e che richiedono una certa dose di coraggio e di responsabilità sia
nei confronti di se stesso che di altri.
Purtroppo però l’assunzione di responsabilità
resta ostica ai più, provocando così uno scarico della stessa dal soggetto
della scelta all’oggetto - uno o tanti - che in questa stessa scelta viene coinvolto
anche suo malgrado e senza suo consenso diretto.
Per fare un esempio molto semplice: un uomo che
decida di uccidersi con il fumo e vive in una stanza con altri, deve prendere
coscienza che questa sua decisione-scelta porterà disagio, se non alla stessa
morte, anche le altre persone che dividono con lui quello spazio. E qui la
presa o non presa di responsabilità gioca un ruolo decisivo.
Egoisticamente l’uomo potrà fregarsene e fumare a
suo piacimento, anche tentando di nascondere o adducendo false teorie che
comunque quel fumo non creerà danni a nessuno o proclamando che la sua è solo
indiscussa libertà, mettendo in atto forti tentativi di manipolazione e innesco
di sensi di colpa in chi potrebbe sentirsi responsabile di limitare quella stessa
libertà, oppure, invece, potrebbe assumersi la responsabilità della sua scelta
mettendo al corrente gli altri, lasciandoli liberi di restare o cambiare stanza
o lasciando lui stesso quello spazio per trovare un contesto più consono e
giusto presso altri fumatori.
Il gioco perverso delle parti più forti e
dominanti fa in modo però che prevalgano gli egoismi e che ci siano più vittime
di quello che si immagina, perché colui che detta le regole, con la sua scelta,
pretenderà che gli altri entrino nel gioco lasciando a lui sempre la vittoria,
mettendo in atto tragiche manipolazioni! Ora la domanda che scaturisce da tutto
questo potrebbe essere: quanta consapevolezza c’è nell’uomo che dentro la
propria scelta coinvolge/ferisce altre persone?
E qui il problema perenne e sempre più incalzante
della conoscenza di se stesso - Nosce te
ipsum -acquista a sua volta una valenza sempre maggiore e primaria… perché
anche in questo: la tragica ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ diventa una giusta
condanna.
Anna Rita Scheri
In buona parte vero, ma leggendo l'articolo mi viene da chiedermi: perchè quelle persone si sono trovate in quella stanza dove c'era fumo ed hanno decisodi restare, fino a farsi danneggiare la propria salute? Non credi che anche in questo ci sia una libera scelta in senso autolesionistico?
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