sabato 10 novembre 2018

Perché scrivere un romanzo?


Una domanda che mi sento rivolgere spesso è: da dove viene l’idea di scrivere un romanzo?
Più volte ho risposto che non credo che ‘nasca l'idea di scrivere un romanzo’. O almeno non succede a me. Più che altro il mio è un sentir crescere il bisogno di scrivere che dà il via ad una nuova storia da raccontare! Perché lo scrivere, il raccontare è un qualcosa che si ha dentro e che si ha il bisogno di tirare fuori e farlo espandere perché altrimenti imploderebbe consumando energia ed eros  inutilmente.
Davanti ad un pc, una pagina bianca, scorrono quindi le parole una dietro l’altra in un tempo non tempo, fino a notte fonda, fino al mattino, fino a quando gli occhi si chiudono per la stanchezza pur non volendo cedere ancora al sonno, perché c’è ancora qualcosa da aggiungere, da scrivere, da buttare giù, anche se è solo la bozza di quel pensiero che passa velocemente e che bisogna acchiappare al volo per non perdere nulla… Perché i pensieri, ahimè, sono più veloci delle dita sulla tastiera che tentano inutilmente di gareggiare in velocità dentro una competizione che sapranno già di perdere a priori, dato che il pensiero vola via velocemente e ciò che rimane è troppo poco per quello che si avrebbe voluto ancora raccontare, esprimere, fissare nel tempo. Tutto ciò che è rimasto in sospeso verrà dopo, dentro un altro capitolo o in un altro libro… chissà!?
Indubbio è che più scrivi più impari a farlo e più hai voglia di farlo! E non è soltanto un esercizio della mente, ma lo scrivere un racconto, un romanzo, coinvolge quella parte emotiva e irrazionale  che ti porta a viaggiare dentro emozioni inespresse o già vissute, che non sono state ancora archiviate  e possono rivivere attraverso l’immaginazione per sperimentare ancora  e donare.
Donare al mondo il frutto della creatività che si esprime attraverso le parole, le emozioni, il dialogo sottile della narrazione mentre c’è chi ascolta e soggiace al ritmo della musica delle parole e nel silenzio interiore che il leggere un romanzo, un racconto, una poesia, chiede con amore…
(Anna Rita Scheri)


domenica 19 agosto 2018

Certezze indubbie ...


Parlare con persone che hanno solo certezze ha dell’incredibile parossismo! Sembra che nulla le scalfigga. Nessun dubbio, nessun'altra possibile realtà diversa dalla loro arriva ad intaccarle con il dubbio, sia pur nell’attimo del passaggio veloce di un manto leggero che transita loro accanto portando con sé un alito di vento scomposto o quello più lungo di un uragano che spazza via tutto ciò che incontra! Nessun’altra possibile realtà, se non la loro, viene considerata nei margini della logica rigorosa del pensiero che appartiene ad una mente che appare e si crede riconciliata con il mondo dell’impossibile mostrandosi lucida e perfetta. Esse riescono talmente bene a seguire il filo assoluto dei loro ragionamenti che tutto ciò che da un altro interlocutore arriva è sbagliato a priori. La non cognizione che qualsiasi altra verità possa esistere al di fuori della loro logica e precisa argomentazione e/o convinzione e possa anche essere giusta e buona, li porta a vivere dentro un mondo squadrato dove nulla può essere rimosso o tanto meno messo in dubbio da punti interrogativi o da incertezze. Il vago, non vi alloggia, il senso di smarrimento non può dimorarvi. Il loro quadrato, squadrato tanto perfettamente, è il luogo ove tutta l’imperfezione del mondo è stata rimossa e posta “al di fuori”, considerata criticamente come sbagliata, confusionaria, impossibile e malevola. Quando parli, loro non ti ascoltano, quando esprimi dissenso, loro ti condannano, quando provi a contraddirli, loro alzano la voce perché non accettano di essere contraddetti! Nella paura che il loro bel castello di carte possa essere distrutto, le pone sempre a difesa della loro rigida esistenza e della non accettazione del dubbio o di un’altra possibile verità. E con questo atteggiamento, restano lontane dal comprendere che nello stesso attimo in cui negano l’altro, il diverso, negano l’amore e la comprensione anche per loro stesse! Rigide, imbalsamate, prive di empatia, esse continuano ad esprimere solo e perenni certezze, negando sentimenti ed emozioni.
(Anna Rita Scheri)

giovedì 2 agosto 2018

Una donna sbagliata (?) - Romanzo di Anna Rita Scheri


Sono Donna. Sono donna ogni giorno della mia vita, dentro ogni attimo in cui respiro, dentro ogni sorriso che mi fa sentire bene o dentro una lacrima che scivola lungo una ruga. Sono donna quando credo che l’amore mi prenderà per mano per condurmi lungo sentieri della felicità, sono donna anche quando l’amore mi delude, mi tradisce e mi abbandona dentro il mare sconosciuto della solitudine. Sono donna quando nel mio ventre cresce la vita e quando la carne della mia carne, per vivere la sua di vita, si allontana. Sono donna quando accolgo quella mano che mi accarezza per sostenere, comprendere, assistere, ma anche quando quella mano mi denigra, colpisce, abbandona… Sono donna quando, guardando negli occhi un’altra donna, invece di un’amica trovo una nemica o scorgo il mio stesso mancamento, la mia stessa disperazione e il vuoto che mi circonda lo riempio con un abbraccio donato con amore. E sono donna anche dentro il mio essere artista, dentro quella diversità che accompagna la creatività e la sensitività che mi contraddistinguono. Sono donna dentro il desiderio di essere accettata per quello che sono e appoggiata nelle mie scelte e aspirazioni. Mi sento donna perché in me è l’Universo e dentro l’Universo la Donna-Madre-Dea ha un posto di primo piano nell’ordine delle cose. Mi sento donna nella totalità dell’Essere e per questo il rispetto e l’amore per me stessa diventano priorità…



Anna Rita Scheri, pittrice, poetessa, scrittrice romana, ha scritto poesie e racconti pubblicando un libro catalogo: Come in un volo… dentro un sogno (2007), il romanzo: Protagonista di vita (2010) e la raccolta di racconti: Che bello stare con te! (2013). Come pittrice, dal 2000 a oggi, espone le sue opere in personali e mostre collettive conseguendo premi e riconoscimenti a livello internazionale.
Sono donne le protagoniste dei suoi racconti e romanzi, ma anche molto presenti nella sua pittura. Donne alla ricerca di loro stesse, della loro interiorità, a volte eteree e molto spirituali pur nella loro concretezza terrena.
Sono donne le protagoniste dei suoi racconti e romanzi, ma anche molto presenti nella sua pittura. Donne alla ricerca di loro stesse, della loro interiorità, a volte eteree e molto spirituali pur nella loro concretezza terrena.
In questo suo ultimo lavoro: Una donna sbagliata, la protagonista è dentro un percorso di ricerca - in psicologia, esoterismo, spiritualità - che la porta verso esperienze inusuali e profonde. Una donna al di fuori degli schemi e delle regole alle quali troppi sembrano attenersi senza porsi domande e cercare risposte. Al contrario di lei che segue percorsi tortuosi dentro una diversità che la contraddistingue e che le porta solitudine. Una continua battaglia per farsi accettare e trovare il ‘suo posto’, ma soprattutto, accettarsi e amarsi per ciò che è.


sabato 7 aprile 2018

Aforisma

L'amore ha valenze troppo alte per preoccuparsi della limitatezza degli esseri umani. 
Lui viaggia a testa alta e gli uomini abbassano il capo nell'incontrarlo, non per deferenza o gratitudine... ma solo per paura di doverlo riconoscere. (Anna Rita Scheri) 

lunedì 2 aprile 2018

L'INCONTRO, racconto di Anna Rita Scheri


Erano stati giorni, quelli, di pesantezza e ferite dentro la  mia anima. Giorni in cui il mio spirito si era piegato e ritirato dietro una sorte avversa che sembrava non volermi lasciare in pace. La stanchezza fisica e mentale si era impossessata della mia esistenza e mi trascinava lungo vie buie, appesantita da fardelli ingombranti sulle spalle ricurve. Non sapevo neppure più chi fossi, cosa volessi e perché stessi respirando ancora ma… per fortuna la mia forza lascia sempre uno spiraglio, una fessura aperta affinché anche una piccola flebile luce possa comunque attraversare il buio e quel giorno, in fila in un ambulatorio medico, dentro quella fessura ho incontrato il sorriso di un angelo adagiato ancora dentro la pancia della sua mamma.
L’alzheimer è una malattia insidiosa, devastante e irrisolvibile sia per l’ammalato che per i parenti che se ne prendono cura e stava logorando mia madre fisicamente e mentalmente - e   moralmente me - ormai da molti mesi, ed erano diventate quotidianità le trafile tra medici, ospedali, pratiche burocratiche e assistenti sociali.
Anche quella mattina ero in fila per delle ricette presso l’ambulatorio del medico di famiglia, pensando alle mille altre cose che avrei potuto e dovuto fare dentro quel tempo che stavo invece spendendo obbligatoriamente in piedi e in attesa del mio turno, quando  lo sguardo di una giovane donna incinta che parlava con l’infermiera incrociò il mio. La vidi sorridermi una, due, tre volte, tra una richiesta e l’altra di prescrizioni di analisi. Poi la sentii chiedermi:
“Anche lei è incinta?”.
“No.” - le risposi io alquanto diverta e pensando quanto fosse buffa quella domanda fatta quasi con una coscienza tale da non voler essere smentita.
“Mi scusi ma lei è pressappoco vestita come me e credevo…” - aggiunse quindi con imbarazzo.
Le sorrisi anche io pensando che in fondo aveva ragione. Da sotto il piumino il pantacollant e il lungo maglione di lana che si vedevano potevano far presupporre una probabile pancia da mamma in attesa che però… in realtà non c’era. E continuando a sorridere le risposi che non avevo più l’età ormai per diventare di nuovo madre.
“Ma lei è ancora così giovane e un altro figlio può sempre pensare di averlo, non crede??”. - Continuò ad incalzare lei quasi volesse convincermi che ero ancora in grado di generare vita dentro di me! E così cogliendo lo spunto di quel fraintendimento ci siamo messe a chiacchierare sulla bellezza dell’essere madre e di come i figli possano riempirti la vita.
“Questa bambina per me è stata una benedizione. – mi confessò poi ad un tratto - E’ morto mio fratello qualche anno fa e da allora non ero più riuscita ad essere felice, a stare bene.” 
“Mi dispiace - le dissi con una fitta al cuore - so cosa significa perdere una persona che si ama”.
“Era mio fratello gemello - mi confidò ancora - e per me è stato un dolore infinito”.  
“Già, - le risposi guardandola con dolcezza - un dolore che non se ne va e sembra che tutto sia successo ieri”.
Lei mi sorrise di nuovo annuendo, mi accorsi però della serenità che c’era in quel sorriso.
“E’ vero - mi disse ancora - ma alla fine arriva la rassegnazione. Non le nascondo però che per superare il dolore ho dovuto ricorrere ad uno psicoterapeuta. C’è stato chi mi diceva: aiutati che Dio ti aiuta, oppure che in molti avevano avuto dolori come il mio, se non addirittura più grandi, e li avevano superati con coraggio da soli, ma io mi sentivo male e non riuscivo ad uscirne. Avevo bisogno di aiuto ma nessun era disposto a comprendermi…”
Come la capivo! Come conoscevo i sintomi di quella sofferenza simile a tanta altra generata da condizioni diverse e anche la solitudine. La solitudine del dolore!
La confortai con dolcezza:
“Ogni dolore appartiene alla persona che lo prova e deve essere elaborato per quello che è. Deve essere rispettato! Non ha importanza che ci siano altri con dolori forse più grandi di quello che si sta provando, è giusto avere considerazione del dolore di ogni singolo essere e di qualsiasi grandezza o profondità esso sia!” – e con dolcezza ribadii che ogni sofferenza è grande per chi la prova e non può essere giudicata dagli altri con un metro o peso che non ci appartiene e che non esiste.
“E poi, per riconoscere di non farcela da soli, di aver bisogno di aiuto, ci vuole un grande coraggio. - continuai - Ammettere con se stessi e con gli altri che si ha un problema, ci vuole coraggio. Ha fatto bene ad andare da uno psicoterapeuta se lo ha ritenuto giusto e se poi l’ha aiutata.”
Lo sguardo di gratitudine scaturito dalle mie parole su quella delicata e forte donna fu poi una carezza sulla mia pelle e quando alla fine, ottenute le ricette, la futura mamma mi salutò con il suo bel sorriso, poggiando la mano sul mio braccio dicendomi: “E’ stato bello incontrare una persona come lei. Grazie per la carineria che ha avuto nei miei confronti e per avermi ascoltato” - io mi sentii grata per quell’incontro che il cielo aveva voluto regalarmi e le risposi:
 “Sono io a doverla ringraziare…”
E sì, perché ero stata io, quella mattina, ad aver ricevuto il dono magnifico di  un doppio sorriso: quello di una mamma e della piccola bimba dentro la sua pancia. Un doppio sorriso che mi riempì il cuore e che ringraziai più di una volta per avermi ridato la voglia di aprirmi ancora alla vita. La vita che sempre e comunque… germoglia!!


Pubblicato nel 2014 sul libro: "Insieme, Autori per la Sardegna" a sostegno delle popolazioni colpite dall'alluvione in Sardegna del 20 novembre 2013




lunedì 19 febbraio 2018

Che bello stare con te! - Nove racconti per nove donne.


Le donne hanno mille volti, mille sfumature, per questo ho cercato di riportare il tutto con parole, con segni, sui fogli bianchi nel mio terzo libro “Che bello stare con te!”. Un saggio contenente nove racconti, scritti in momenti ed in anni differenti fino a formare un coro di voci al femminile che aveva bisogno di farsi udire. Perché ogni donna prova sentimenti, emozioni, esperienze di vita tipiche del proprio sentire e in questo libro c’è concentrata se non tutta l’essenza dell’animo femminile almeno in gran parte.
Ognuna delle protagoniste è parte di me, dei miei amori, dei miei sogni, delle mie sofferenze, della mia rabbia e tanto altro... Sono donne che hanno vissuto le loro emozioni attraverso le mie esperienze belle o brutte che siano state e dunque reali dentro le loro storie. Sono donne che hanno amato, sofferto, cercato di cambiare il loro modo di essere o almeno ci hanno provato ed io le amo tutte profondamente e non saprei sceglierne una che mi abbia travolto più di un'altra. Loro sono me ed io sono loro, non potrebbe essere diversamente.
Per chi desidera acquistare una copia del libro, può contattarmi attraverso questo blog o su facebook.