2011 la data impressa su l’ultimo
quadro… e poi tentativi inutili di mettere qualcosa sulla tela… Segni che non
riuscivo a fare miei, colori che non entravano dentro l’anima… tele imbrattate
e poi distrutte… lasciate bianche. Mi ero arresa, dovevo farmene una ragione:
la mia creatività era finita, inutile andarla a cercare dentro quei meandri del
cervello che si erano ormai chiusi o dentro il cuore ridotto a brandelli. Giugno
2010/inizio 2013. Due anni e mezzo terribili, che invece di alleviare e
riscattare quelli precedenti hanno minato ancor più la mia esistenza.
Abbandoni senza spiegazioni – anche
se con ragione compresi – che fanno male di chi è carne della tua carne e poi quelle
ferite che continuavano ad essere inferte senza un motivo reale, ma solo per
rabbia nella convinzione di farmi pagare il mio peccato… Ma quale peccato?
Quello di un amore ferito, calpestato, dilaniato nel quale mi ero intrappolata
e dal quale volevo uscire? Derubata anche di ciò che era mio, della mia idea più
brillante e calunniata. Dolori a volte insopportabili che corrodono le viscere,
lo stomaco e che sono solo dolori della malattia dell’anima.
E poi la malattia, quella vera,
quella di mia madre, un Alzheimer che non perdona e corrode non solo chi ne è
affetto, ma anche le persone accanto al malato che non vogliono credere,
accettare… subire, e si ribellano ad una realtà troppo crudele ed i ruoli
saltano… Diventi madre, tu che figlia non sei mai stata. Diventi l’ombra di te
stessa e non sai più chi sei, quale sia la tua identità mescolata ormai a
qualcos’altro che non ti appartiene ma con il quale devi fare i conti … tutti i
giorni! Tutti i santi giorni e non c’è riposo neppure se ti allontani per
cercare di mitigare e di riprendere il respiro.
La solitudine… la testa infilata
sotto le coperte, le lacrime, i singhiozzi…
La solitudine e quelle tele bianche
a schernirti, lì sul cavalletto… a deriderti nella sfida che non sai e non vuoi
più accettare, riconoscere… affrontare. Un vuoto dentro incolmabile… un amore
di cui hai bisogno e che riprovi a far rientrare, ma che continua a ferirti
perché troppo egocentrico, troppo egoista e impossibile da vivere.
E poi le liti, discussioni alimentate
da un carattere troppo passionale e ribelle che vuole fare i conti con chi
ormai comprendi essere troppo lontano da te… diverso dal tuo essere
diverso…
E cerchi te stessa continuamente
ovunque… nei confronti, negli studi, nelle letture e cerchi di capire di sapere, nell’accorgerti poi di essere sempre troppo ignorante pur nell’andare avanti dentro
la conoscenza. E il pozzo diventa senza fine... come la solitudine.
Misure cm 72x72 - tecnica mista su cartone - 2013 |
Oggi quello scarabocchio è
diventato un quadro, la tela che ha accolto i colori e la mia creatività è pronta
di nuovo a svelare se stessa… ridandomi vita.
(Il mio grazie a Kristien De
Neve, un’eccezionale artista e valida insegnante)
Anna Rita Scheri